Il “ti ti ti – ti ti ti” della sveglia a volte è insopportabile. Marco apre gli occhi lentamente, spegne la sveglia. Anche se ha soltanto 6 anni sua mamma gli ha insegnato a caricare la sveglia, forse sta cercando di abituarlo fin da subito ad organizzarsi da solo, anche se sono convinto che di nascosto, prima di andare a letto, sua mamma vada a controllare che effettivamente la sveglia sia stata caricata. 
Marco si alza per fare colazione, si siede al tavolo, la mamma gli porta una tazza di latte intero, freddo come piace a lui, ed un sacchetto di biscotti. A Marco piace molto fare colazione con latte e biscotti, da che si ricordi per colazione ha sempre mangiato quelli.
Lo zaino della scuola era stato preparato la sera prima, la sua mamma gli concede uno sguardo ai giocattoli in attesa che passi il pulmino del comune che poi porterà Marco a scuola. 
Prima di andare via la mamma gli da un bacio sulla fronte, gli dice di fare il bravo, si rivedranno nel pomeriggio perché a scuola si fa il tempo pieno.
Si tratta di una piccola scuola di campagna, in una frazione di 300 abitanti, appartenente ad un comune che ne conta poco più di 3500. 
Durante la ricreazione Marco va nel prato della scuola a correre con i suoi amici, giocano a calcio, a ruba- bandiera, si divertono. Per l’ora di pranzo si spostano tutti nella sala mensa, ogni giorno si mangia minestra, secondo, contorno e frutta, tutti i giorni, i piatti cambiano, ma tutti i giorni sono 4 portate.
Marco mangia la minestra in brodo di carne, quindi prende il secondo, che quel giorno è il pollo, gli chiedono che parte vuole e lui dice che vuole la coscia. 
Non è un pollo come quello che gli cucina la nonna, no, la coscia del pollo della nonna è almeno il doppio, questa è piccola, infatti il babbo gli ha detto che in realtà il pollo della nonna è un bronto-pollo, mettendo il suffisso tipico di alcune specie di dinosauri ad indicare le dimensioni importanti dei polli di campagna. Marco osserva la coscia, e se la mangia. Buona!
Lo stesso giorno 
Marco si sveglia, ha dormito poco, è impossibile dormire, sono in troppi li dentro.
La ragazza lo guarda dall’alto e lui la riconosce, ogni tanto lei lo accarezza, ma lui non sa perché, la vede spesso e la cosa gli fa piacere.
A Marco fanno male le gambe a volte fatica a muoversi, sente male ovunque. Vede alcuni suoi amici a terra, paralizzati e doloranti, altri non si muovono proprio. Per bere deve allungare il collo ed alzare la testa, dall’alto ci sono dei tubi dai quali, se riesce a raggiungerli, esce un goccio d’acqua.
Non sa perché, ma ha sempre molto appetito, mangia di continuo, e più mangia e più gli viene voglia di mangiare. I giorni passano tutti così, sono tutti uguali, e lui è triste, vorrebbe muoversi di più ma non ce la fa, è circondato da altri come lui, non si può muovere come vorrebbe.
La ragazza non c’è, lui spera che torni presto, si è affezionato a lei, quando lo guarda i suoi occhi sono belli, ma in realtà, osservandoli, gli sembra di notare un velo di tristezza. Lui non capisce, e non capisce neppure perché si trova lì dentro.
Improvvisamente un suo amico si rivolta contro un altro, inizia a picchiarlo nel collo, sempre più forte, tutti gli altri non fanno nulla, lui vorrebbe raggiungerli, ma non ci riesce, è schiacciato dagli altri. Non ce la fa. Uno dei due adesso è a terra, non si muove, gli altri gli camminano sopra.
Torna il buio, ma lui non dorme, non è stanco, e poi non vuole dormire.
Quando torna la luce è frastornato, sente appetito, e mangia, mangia sempre.
Ecco che arriva la sua amica, la ragazza lo guarda, lo accarezza, qualcosa esce dai suoi occhi, sembra acqua, la sua espressione non è bella come quella degli altri giorni, le esce acqua dagli occhi ed è triste.
Si è chiesto più volte perché lei accarezzi sempre e solo lui, poi un giorno l’ha scoperto, tutti gli altri suoi amici sono chiari, forse marrone chiaro, lui invece è nero.
Perché era così triste la sua amica? Non lo sa, vorrebbe chiederglielo, ma non ne è capace, vorrebbe accarezzarla anche lui, ma non può, non ci riesce.
Arrivano delle persone, caricano tutti in delle cassette, sono stretti, troppo stretti, ancora più di prima. Fa male, fa male tutto, tutto il corpo. Sono passati soltanto 50 giorni da quando ha rotto quell’involucro con il becco che aveva, prima che glielo tagliassero. Vengono portati in una stanza, al buio. Improvvisamente le cassette si inclinano e loro cadono tutti in un contenitore buio e freddo. Fa molto freddo, qualcosa li spinge da un’altra parte, sente i suoi amici che urlano. Qualcuno lo prende per le zampe, si trova a testa in giù, gli mettono la testa sott’acqua, una scossa. Poi il buio. 
Mi dispiace essere stato così “crudo” in certe descrizioni. Ho voluto descrivere la mia vita, com’è stata in una parte di essa, la mia infanzia, e come sarebbe stata se io fossi nato POLLO.