Esperimento casuale effettuato all’interno della CIA.
Questo esperimento, nato per caso dall’attività svolta dal sig. Cleve Backster all’interno della CIA (diventato poi Presidente del Comitato per la ricerca degli strumenti dell’accademia per le ricerche scientifiche), egli era un esperto nell’uso del POLIGRAFO (macchina della verità).
Questo strumento serve per misurare:
- pressione del sangue,
- polso arterioso,
- respirazione,
di un determinato soggetto mentre questi è chiamato a rispondere a domande la cui risposta deve essere soltanto SI oppure NO. Quindi questo strumento misura e registra le EMOZIONI della persona collegata per capire se sta dicendo la verità oppure una bugia.
Un giorno Backster decise di mettere una pianta (una di quelle che adornavano l’ufficio) in un lavandino con dell’acqua, per misurare in quanto tempo l’acqua sarebbe passata dalle radici fino ad arrivare alle foglie.
Poi, mentre stava per avviare l’esperimento, improvvisamente gli venne l’idea di collegare il poligrafo alle foglie della pianta.
Ecco nel dettaglio il suo racconto:
“Ho notato sul grafico qualcosa di diverso da quello che mi aspettavo, notai quella che sembrava una risposta umana sul poligrafo. Il tracciato della penna non era ciò che mi aspettavo dall’acqua che entrava nella foglia, ma piuttosto ciò che mi aspetto da una persona che mente sotto la macchina della verità…”.
Se per esempio stai facendo il test della macchina della verità ad uno accusato di omicidio, e chiedi a questa persona se è stato lui a commettere il delitto, se la risposta vera è SI, ma lui risponde NO (sperando di farla franca), gli elettrodi sulla pelle rileveranno delle micro variazioni nella pressione ed in altri parametri che sono relativi reazioni di timore da parte del corpo, che non possono essere controllate dalla mente. In questo caso la risposta verrà classificata come BUGIA.
Backster proseguì poi nel suo racconto:
“Quasi per gioco iniziai a pensare a come minacciare la vita della pianta, per prima cosa provai a mettere una foglia in una tazza di caffè caldo. Il grafico del poligrafo mostrò ciò che io riconosco generalmente come noia, una risposta in calo.
Quindi a 13 minuti e 55 secondi del grafico, immaginai di bruciare la foglia su cui stavo lavorando. La pianta impazzì. La penna del poligrafo saltò su e giù nel grafico. Non toccai la pianta minimamente, feci una proiezione mentale.
Allora andai nell’ufficio vicino a prendere dei fiammiferi dalla scrivania della mia segretaria, ne accesi uno e feci pochi passi verso le foglie. Realizzai che non potevo ottenere maggior risposta di quella già in atto e quindi pensai di agire diversamente: allontanai la minaccia rimettendo a posto i fiammiferi. La pianta si calmò. Compresi immediatamente che quello che stavo notando era qualcosa di molto importante”.
Oltre all’incredibile fatto che la pianta aveva fatto registrare, sul poligrafo, delle vere e proprie emozioni, vi fu un evento ancora più impressionante. Per la pianta non faceva alcuna differenza, e la reazione riportata sul grafico lo dimostrava, se la minaccia le arrivasse da un pensiero oppure per mezzo di del fuoco vero.
Proviamo ad immaginare tutte le piante di una foresta collegate ad un poligrafo, quindi proviamo ad immaginare la reazione del poligrafo se all’interno della foresta sta per essere appiccato un incendio per opera di un piromane, oppure se entrano gli uomini ed i mezzi di una multinazionale con lo scopo di deforestare (tratterò l’argomento nei capitoli successivi).
Il grafico del poligrafo impazzirebbe letteralmente, migliaia e migliaia di piante che manderebbero un segnale impazzito di terrore, perché di questo si tratterebbe.
Era evidente come i pensieri del sig. Backster avessero influenzato le piante.
Backster continuò con i suoi esperimenti.
Prelevò leucociti (globuli bianchi) orali da un volontario e li mise in un tubo da test (prelevò delle cellule dalla saliva di un volontario). Scoprì che le cellule rispondevano alle emozioni del donatore anche a migliaia di Km di distanza.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a questa connessione invisibile ed istantanea.
Successivamente, ampliando le ricerche, fece pensare al donatore (che si trovava a Km di distanza dal laboratorio dove erano custoditi i suoi leucociti) di tagliarsi, nello stesso istante i globuli bianchi nella provetta si misero in moto, come se fossero stati ancora all’interno del corpo del donatore.
Racconto di Backster:
“prelevavo il campione di globuli bianchi, quindi dicevo alle persone di tornare a casa, dicevo loro di guardare un documentario di guerra. Io ed il mio staff scoprimmo che le cellule fuori dal corpo reagiscono ancora alle emozioni provate.
La distanza più grande provata è stata di 482,7 Km. Il sig. Brian O’Leary lasciò le sue cellule a San Diego e volò a Phoenix.
Ogni volta che aveva un contrattempo che lo agitava ne segnava l’orario.
Nello stesso istante, a centinaia di Km di distanza, il poligrafo collegato alla sua provetta segnalava una reazione, nello stesso identico e medesimo istante.
Siamo quindi tutti collegati, ognuno di noi ha un CAMPO ELETTROMAGNETICO, esattamente come tutto ciò che ci circonda.
Siamo immersi in un unico immenso contenitore elettromagnetico.
Ogni cambiamento di un elemento di questo sistema, di un elemento contenuto all’interno di questo infinito campo, influisce sugli altri elementi (Entanglement quantistico).
L’induismo lo chiama AKASHA, ovvero l’ESSENZA BASE di tutte le cose del mondo materiale.