Toh…un cambiamento climatico…inseguiamolo!!

L’altro giorno ho incontrato per la strada un Cambiamento Climatico e l’ho riempito di botte, se non ci pensano i Governi a porre rimedio a questa “epidemia” di Cambiamenti Climatici, io mi faccio giustizia da solo. A volte sembra che pensiamo questo, ovvero che i cambiamenti climatici siano degli esseri fini a sé stessi, che esistono senza cause scatenanti che li hanno generati e senza ripercussioni future.
L’essere umano sembra nato per vivere nella sua comfort zone, essere menefreghista e lamentarsi, senza avere la più pallida idea dell’argomento oggetto dei propri lamenti.
Questo avviene quando mancata informazione e disinformazione incontrano un programma mentale sempre più radicato e stabile nella mente delle persone: il NON porsi domande.
Oggi sappiamo cosa significa la parola cambiamenti climatici, esistono documenti che avevano già riportato quello che sta accadendo con previsioni almeno fino al 2030. Esistono i più autorevoli studi a livello globale che sanno quali sono tutte le voci che li provocano, con tanto di percentuali. Ma l’informazione quotidiana si ferma a quelle due parole: cambiamenti climatici. Il perché è fin troppo semplice.

Strettamente correlato agli argomenti, studi e ricerche trattati nel mio ultimo libro. Si stratta di un argomento di cui molti di voi avranno certamente sentito parlare in tv, tuttavia la tv, come al solito (e poi vedremo perché), riporta soltanto una piccola parte, ovvero quella finale. La parte che fa notizia, la parte eclatante, ed omette quelle informazioni che “non può” assolutamente divulgare.

Prima però andiamo un po’ indietro nel tempo, premetto che tra il 1990 ed il 2015 l’Indonesia ha perso circa 24 milioni di ettari di foresta tropicale. Lo riporto anche in lettere, attaccando le parole, per far capire meglio quanto è grande: ventiquattromilionidiettari.
Tra maggio 2015 ed aprile 2017 in Indonesia è stato distrutto un quantitativo di foresta pluviale che come dimensioni era pari alla metà di Parigi, ovvero circa 4000 ettari.
Mentre nel mondo tutti gli studi più autorevoli DIMOSTRANO come tra l’85% ed il 90% della deforestazione sia dovuto agli allevamenti di bestiame, in Indonesia il dito viene puntato contro le multinazionali produttrici di olio di palma, che hanno tra i loro clienti principali: Mars, Nestlè, PepsiCo e Unilever.
La massima deforestazione è avvenuta nella PT Megakarya Jaya Raya, dove ha agito, grazie ad una concessione, la Hayel Saeed Anam Group (HSA). Trattasi di un conglomerato multimiliardario che ha diversificato il proprio fatturato in più settori, tra i quali c’è, appunto, la produzione di olio di palma.
Dopo aver distrutto una quantitativo enorme di foreste pluviali a Sumatra e Kalimantan, l’industria dell’olio di pala sta puntando veloce e spietata verso zone ancora da attaccare, come ad esempio Papua.
Quindi, scusate se mi ripeto, mentre la media mondiale dice che tra l’85% ed il 90% della deforestazione è causata dagli allevamenti di bestiame, in Indonesia invece la responsabilità è da attribuire all’olio di palma.

Ora passiamo dal tragico al tragi-comico.

Il 4 gennaio 2020 Repubblica ha pubblicato un articolo relativo a disastri climatici in Indonesia. Ricordo che tutto questo era stato già previsto dal Pentagon Report 2004 (per saperne di più vi rimando al LA RACCOLTA STUDI, il mio nuovo libro a pagina 53). Riporto le prime righe:
“Indonesia, finora 53 salme recuperate e 175 mila abitanti sfollati a Jakarta, gli ambientalisti: ignorati i campanelli d’allarme”, e poi ancora “In campo ci sono circa 11 mila operatori sanitari e soldati per ridurre il rischio di scoppio d’epidemie. “Quando l’acqua si sarà ritirata non si parlerà più di cambiamento climatico”, poi dopo un po’ prosegue dicendo “Intanto attivisti e ambientalisti denunciano il governo di aver ignorato i segnali d’allarme del cambiamento climatico”.

Vi prego. Non chiamatelo più cambiamento climatico, mi viene la nausea.

Sembra che questi cambiamenti climatici siano degli individui che si possono incontrare per la strada e picchiare.
Prima di andare avanti con l’articolo di Repubblica, cerchiamo di fare ordine.
Per una corretta informazione, occorre porre delle domande e dare delle risposte.
Domanda: Questi disastri naturali a cosa sono dovuti?
Risposta: Ai cambiamenti climatici.
A questo punto i mezzi d’informazione convenzionale si fermano e non fanno al domanda successiva, che anche un bambino farebbe, ovvero:
Domanda: i cambiamenti climatici a cosa sono dovuti?
Risposta: i cambiamenti climatici sono principalmente causati dalle emissioni in atmosfera.
Domanda: qual’è il principale settore responsabile di emissioni in atmosfera?
Risposta: gli allevamenti di bestiame sono responsabili di almeno il 60% del totale emissioni in atmosfera.
Tra i vari step dell’industria dell’allevamento c’è la DEFORESTAZIONE
Domanda: quali sono i principali settori che effettuano deforestazione?
Risposta: Allevamenti (85-90%) poi abbiamo olio di palma e piantagioni di cacao.
Domanda: Che cos’hanno in comune questi settori tra di loro?
Risposta: Si tratta di settori alimentari.
Domanda: Sono alimenti fondamentali per la salute umana?
Risposta: NO, anzi, sono DELETERI, soprattutto la carne ed i derivati (vi rimando al mio libro a partire da pagina 119, più nel dettaglio… a pagina 160 trovate “controindicazioni totali nel mangiare carne, salumi, pesce”, pagina 171 “controindicazioni nel mangiare latticini”)
A questo punto sorge spontanea una domanda ovvia:
Domanda: perché le tv ed i giornali non ci spiegano questi dettagli?
Risposta: perché ad esempio, una delle maggiori (se non la maggiore) aziende di fast food, per la promozione del proprio marchio spende un budget pari al budget dell’istituto sanitario nazionale americano di un anno intero. Con l’unica differenza che quest’azienda lo spende ogni 12 ore.

Capite?
Come farebbero le strutture di comunicazione a vivere senza questo supporto finanziario ricambiato da pubblicità? Sarebbe impossibile.

Quindi, i bravissimi attivisti ed ambientalisti che hanno “denunciato il governo”, hanno fatto bene a farlo, ma come prima cosa dovrebbero INFORMARE spiegando cosa causano le emissioni in atmosfera che poi provocano i cambiamenti climatici. Invece, come riportato in diversi servizi effettuati durante delle manifestazioni contro i cambiamenti climatici, moltissimi giovani presenti non sanno NULLA dei dati che ho riportato prima. ZERO assoluto.
Le persone devono fare baccano, devono denunciare, devono dare un contributo economico ad una qualche associazione. Devono pregare per l’Amazzonia, per l’Indonesia, invocando cosa? Forse un qualche dio vestito di verde che venga a spegnere gli incendi e raddrizzare il clima?
Se venisse un dio sulla terra, vedendone lo stato, credetemi se vi dico che la prima cosa che farebbe sarebbe quella di eliminare il cancro che la sta ammalando, ovvero l’ESSERE UMANO.
Quindi, la prima risposta da dare, senza girarci attorno, se veramente si volesse fare informazione per il bene dell’umanità sarebbe:
smettete immediatamente di mangiare cibi di origine animale, in questo modo riducete in un attimo il 60% delle emissioni in atmosfera (oltre a fare una favore enorme alla vostra salute).
Si veda lo studio FAO (pagina 63 sempre del mio ultimo libro) e lo studio della UNIVERSITÀ di OXFORD (pagina 63 e pagina 70 del mio ultimo libro).

Entriamo ora nel comico

Proseguo riportando: “Il disastro in una megalopoli di 30 milioni di abitanti. Le piogge hanno iniziato a cadere in maniera battente alla vigilia del nuovo anno e in breve tempo hanno allagato la zona della capitale indonesiana. L’area metropolitana di Jakarta è una delle più popolate al mondo, con circa 30 milioni di abitanti. Le zone a ridosso della costa sono soggette a frequenti inondazioni a causa del costante sprofondamento al di sotto del livello del mare. Per questo il governo ha pianificato di trasferire la capitale nel Borneo, in una zona più elevata a minor rischio catastrofe naturale”.

Quindi invece di affrontare il problema si continua a mettere toppe, ovvero, spostiamo popolazione (come avviene nelle isole di Kiribati che stanno scomparendo), spostiamo capitali ecc…

Vado avanti: “per gli ambientalisti l’ennesima sciagura ambientale dovrebbe essere un campanello d’allarme del cambiamento climatico, in uno dei paesi più inquinanti per i gas serra. Tuttavia Yuyun Harmono, responsabile dell’Indonesian Forum for the Environment, sottolinea che l’amministrazione si è mostrata restia di fronte alle catastrofi e non sembra avere alcuna intenzione di ridurre le emissioni inquinanti. Le alluvioni, continua, dovrebbero servire come potente promemoria che le cose non possono essere affrontate come al solito”.

Ma secondo voi… le amministrazioni, i governi, possono chiudere le aziende che producono carne, cacao, olio di palma? Occorrerà che gli molti ambientalisti, che urlano in faccia ai governi (e fanno bene a farlo), non si limitino solo a quello ma si decidano una volta per tutte ad informare concretamente e correttamente la popolazione su COSA PROVOCA i CAMBIAMENTI CLIMATICI.
Il cambiamento climatico non è una persona che tu la vedi in giro e la riempi di botte. Il cambiamento climatico è per il pianeta la stessa identica cosa che la malattia è per il corpo umano.
Se vuoi guarire DEVI necessariamente ELIMINARE la CAUSA. L’unica causa scatenante la “malattia cambiamento climatico” è rappresentata dalle ABITUDINI ERRATE dell’essere umano.
Quindi l’ESSERE UMANO DEVE cambiare abitudini, partendo proprio dall’aspetto alimentare, come dimostrato dai più autorevoli studi a livello globale.

Pensate che “Asianews” ha fatto un sondaggio che dimostra che solo il 18% delle persone ritiene che ci sia correlazione tra attività dell’uomo e cambiamenti climatici. In sintesi, l’82% pensa che i cambiamenti climatici siano dovuti alla sfiga.

“Dopo un’occhiata a questo pianeta,
qualsiasi visitatore dallo spazio esterno direbbe:
voglio vedere il direttore!!!”
(William S. Burroughs)