Dove vai quest’anno al mare? Mah…pensavo al Polo SUD
WIRED.it – 14 febbraio 2020. A cura di Luigi Mastrodonato
Sono i riferimenti della pubblicazione che parla dell’Antartide dal titolo “20,7 gradi in Antartide, una disperata richiesta di aiuto lanciata dal pianeta”.
Ringrazio lo staff di Wired ed in particolare Luigi Mastrodonato per aver messo all’attenzione dei lettori lo stato del clima in Antartide dove, come cita l’articolo, è stata registrata la temperatura record di 20,7 gradi centigradi, a distanza di una settimana della temperatura già da record di 18,3 gradi.
Di seguito vorrei evidenziare alcuni passaggi dell’articolo ai quali aggiungerò alcuni commenti.
“Mentre le temperature schizzavano verso l’alto, un iceberg di 300 chilometri quadrati, più o meno le dimensioni dell’isola di Malta, si staccava dal ghiacciaio Pine Island. “Quello che è davvero preoccupante è che il flusso quotidiano di dati rivela la drammatica velocità con cui il clima sta cambiando il volto dell’Antartide” ha sottolineato Mark Drinkwater, esperto di criosfera dell’Agenzia spaziale europea.
Tutto questo è già stato previsto nel 2004 con la stesura del “Pentagon Report” (si veda il mio ultimo libro https://www.laltrapartedellamente.it/raccolta-studi/a pagina 53) voluto appunto dal Pentagono, ma ignorato dal governo Bush mentre invece preso in forte considerazione dal primo ministro inglese Tony Blair, nel quale i climatologi hanno riportato una previsione di eventi climatici fino al 2030. Nella parte resa pubblica viene evidenziato come il clima cambierà ma non in modo graduale, molti cambiamenti saranno drastici e repentini. Alcuni luoghi avranno lunghi periodi di siccità ed aridità, altri invece saranno oggetto di enormi inondazioni. In Gran Bretagna il clima diventerà un clima di tipo siberiano, mentre gli abitanti del nord europa cercheranno di trasferirsi nelle nazioni del centro-sud.
Non è un caso che la prima nazione del pianeta a dichiarare l’emergenza climatica sia stata proprio il Regno Unito.
“Eppure la lotta al climate change non è un mero discorso ideologico, perché i cambiamenti in corso si faranno sentire sulle nostre vite, rovinandole. La Coldiretti ha denunciato lo stato di emergenza in cui sta piombando l’agricoltura italiana, tra la forte siccità in corso e gli sbalzi anomali di temperatura che stanno distruggendo molti raccolti. Non si potrà andare avanti così ancora a lungo, uno dei fiori all’occhiello dell’economia italiana, l’agricoltura appunto, sta finendo la benzina. Ma al di là di questo, la storia ci insegna che durante il periodo detto ultimo interglaciale, un aumento di temperatura degli oceani inferiori ai due gradi portò allo scioglimento massivo della calotta glaciale antartica e a un conseguente innalzamento dei mari di tre metri.
Oggi stiamo vivendo le prime avvisaglie di questi fenomeni e le conseguenze per i territori costieri sarebbero tragiche, con interi territori e città che scomparirebbero sott’acqua. Flood Maps è un progetto che combina i dati della Nasa con la cartografia di Google Maps e mostra l’impatto di un innalzamento dei mari di 3 metri sul tessuto urbano globale. Città come Venezia, Ravenna e Pisa scomparirebbero sott’acqua.
Ma il cambiamento climatico ha un effetto violento anche a livello sociale. Esso impatta maggiormente laddove le disuguaglianze sociali sono più persistenti, ampliandole. Come ha sottolineato il World Social Report 2020, il rapporto tra i redditi del 10% più ricco e del 10% più povero è più alto del 25% rispetto a quanto sarebbe in un mondo senza il riscaldamento globale. E poi c’è il tema connesso alla sicurezza: Nature ha evidenziato un aumento dei conflitti armati fino al 26% se la temperatura globale continuerà a salire. E d’altronde anche alla guerra in Siria, con tutta la striscia di devastazioni che si porta dietro, hanno contribuito questioni climatiche, in particolare la violenta siccità del 2007-2010.
Quello che ci aspetta è insomma uno scenario apocalittico, fatto di città che scompaiono, povertà dilagante, economie che collassano e guerre. Eppure il dibattito mainstream continua nel migliore dei casi a dedicare poco spazio al tema climatico, nel peggiore a lanciarsi in teorie negazioniste che non fanno altro che peggiorare una situazione già critica. I ghiacciai che si sciolgono, le ondate di caldo anomale, gli animali che si estinguono, sono continui gridi di allarme del pianeta che non possono più essere ignorati”.
Tutto vero. Tutto corretto.
Però amici di Wired, se lasciamo l’articolo così, con questo finale, si contribuisce all’inasprimento della disperazione collettiva, persone che scendono nelle strade, studenti che non vanno a scuola e, senza sapere perché, senza aver la benché minima idea, iniziano a protestare contro il governo. Per che cosa??? Per i cambiamenti climatici.
Amici di Wired, grazie per l’articolo, lo dico sinceramente. Ma altrettanto sinceramente devo chiedervi di NON LIMITARVI a creare allarmismi, quello che avete scritto è, seppur stringato, verissimo. Ma l’informazione va completata indicando QUALI SONO LE CAUSE dei cambiamenti climatici. Altrimenti si fa solo allarmismo. (per avere info sulle principali cause dei cambiamenti climatici si veda pagina 59 a pagina 79 del mio ultimo libro https://www.laltrapartedellamente.it/raccolta-studi/).